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22 Gennaio 2001
- Quella volta che Barbara e io... |
Ferrari & Piaggio Aero: il
made in Italy saluta Bush. Piero Ferrari all’ Inauguration Day.
Ospite di James Baker, segretario di Stato di Bush senior e protagonista della
battaglia legale nel recount delle preferenze George
W. Bush- Al Gore, Piero Ferrari, presidente
di Piaggio Aero, vicepresidente e azionista
della Ferrari, ha potuto stringere la mano al
neopresidente degli Stati Uniti in occasione del Ballo inaugurale la sera
precedente la cerimonia di insediamento.
Ad accompagnare Piero Ferrari, l’unico prestigioso ospite italiano,
Alberto Galassi e Filippo Capece Minatolo, membri
del Consiglio di Amministrazione di Piaggio Aero.
Genova e il G8.
Chiodo ormai fisso della mia
rubrica, Genova ha suscitato l’attenzione preoccupata di Silvio
Berlusconi che, in vista del G8, ne
ha impietosamente sottolineato le carenze infrastrutturali e
turistico-alberghiere.
Miele, da un lato, per le mie orecchie e consolazione, dall’altro, per un
portafoglio, il mio, alleggerito da un taxista di 150 mila lire, appena mercoledì
scorso. Non per furto, questa volta, ma perché
intrappolato per 5 ore sotto la neve. Conoscendo i Genovesi (conoscendomi
cioè) l’uscita berlusconiana ha certamente irritato una città che discute da
almeno 30 anni delle sue carenze, non ama risolverle e comunque non tollera chi
glie le rinfacci.
Ma se proprio volete andare a Genova, visitate Mangini.
Lo storico caffè che guarda su piazza Corvetto, e che i Genovesi
giustamente amano, onora con una lapide Sandro Pertini. Vi sottopongo il
testo e lo segnalo ad Ugo Volli per una analisi semiotica meno
sgangherata e più divertente di quella ripropostavi in
press kit 22 (ricordate? “Scendere in campo”).
“ 3 – 6 – 79/ Il Presidente
della Repubblica/ Sandro Pertini/ di ritorno da Savona/ per
adempimento elettorale/ ha onorato con lunga sosta/ questo secolare
esercizio”.
Appunto per Volli: il testo della lapide sembra non voler lesinare
particolari circa movimenti e attività del presidente, fugando così nel
lettore qualsiasi tentazione irriverente, compresa quella
di pensare l’alta carica magari in gita di piacere. La “lunga
sosta” invece si presta a più corpose curiosità su quanto intrattenuto dal
presidente nel “secolare esercizio” (commerciale, si intende).
Pensi a Pertini e ti viene in mente Craxi.
Che lo fece eleggere, di fatto, anche se non era il suo candidato. Perché il
candidato dell’asse PCI-DC era Ugo La Malfa). A Bettino Craxi, Fabrizio
Rondolino dedica su Panorama una
bella e rispettosa riflessione.
Quella volta che abbiamo fatto arrabbiare Bettino.
Barbara Palombelli annuncia un ritratto probabilmente rispettoso della sua
grande amicizia con il leader socialista, prima della caduta. Chissà se Barbara
si ricorda di quella volta che, per una notizia che le avevo dato io, Bettino si
infuriò moltissimo…Mi sentii molto in colpa.
Il sito di Frattini è on-line.
Da venerdì 19, con una valanga di link istituzionali e molte belle foto di
montagna, Franco Frattini – presidente del Comitato SIS (Servizi
Informazioni Sicurezza) – presenta le sue pagine sul web. Frutto di un lungo
lavoro di raccolta e documentazione – merito dell’instancabile, testardo (e
un po’ sardo) impegno di Novella Onofri addetto stampa di Frattini –
il sito, realizzato da una giovane e dinamica società veneziana: OAT
informatica, raccoglie non
soltanto la mole di attività parlamentare del deputato di Forza Italia ma
consente una navigazione assai interessante soprattutto per quanto riguarda l’intelligence
e le sue agenzie internazionali. Fedele specchio del presenzialismo
frattiniano ( molto densa la pagina press estesa anche alle agenzie) www.francofrattini.it
potrà contare su di un aggiornamento almeno settimanale.
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Quella
volta che Barbara ed io…. Secondo me è un sabato pomeriggio inoltrato, di
primavera probabilmente avanzata. Genova (sempre lei), piazza De Ferrari. Mi
godo una giornata tersa, saranno quasi le 6. Il cellulare suona. E’ Barbara
Palombelli.
Digressione
forzosa. Purtroppo adesso non ho con me Pippo. Pippo è
una cronologia puntuale degli anni del ministero di Grazia e Giustizia: il
quaderno dove trovate il giorno di ogni giorno fatto di un comunicato almeno,
una vera e propria guerra. Se è vero come è vero che il presidente Francesco Cossiga regalò
per Natale a Martelli un elmetto (il biglietto che lo
accompagnava, paterno e augurale, intimava:"Ministro, se lo metta!").
E’
stato Baldo Meo (ma
assieme a lui devo citare i mitici fratelli Belli – grandi anche a calcetto
- e Giovanni La Spina - e solo
per maschilismo non cito le bravissime signore),
il mio grande e colto aiuto (il suo amore per la letteratura americana e altri
saggi! Oggi Baldo è il braccio della comunicazione di Stefano Rodotà)
ad alimentare Pippo cibandolo
per due anni addirittura di citazioni
tratte dalle agenzie, dai lead di un’intervista, dall’ incipit
di una legge, magari di interpretazione autentica.
Dunque
senza Pippo non so la data, neppure per approssimazione e a stento
ricordo l’occasione: che secondo me è un rimpasto di governo. Martelli
aveva preso l’interim della giustizia (Vassalli, giudice
costituzionale) appena a fine gennaio del 1991. Saremo stati a maggio, e c’
è un rimpasto per una crisi aperta da Giorgio La Malfa (le Poste? Le
Poste = TV?).
Claudio
Martelli ne approfitta per lanciare una sua idea. Da febbraio 1990
l’immigrazione è regolamentata da una legge (n.91) che ha bisogno di essere
governata (il problema dei flussi). Perché non istituire un ministero per
l’immigrazione?
Questa
idea viene rappresentata in un ristorante di Milano, testa a testa, a
Bettino Craxi che la fa sua.
E’ questa la notizia, questa l’anteprima che noi sappiamo e di cui parlo
con Barbara Palombelli. Ci sentiamo spesso, è una cara amica e quando
non trova Claudio Martelli cerca me.
Non
so dove ho messo la faccia la sera dopo, domenica, a Roma, quando Claudio
si è interrogato davanti a me su come Barbara potesse aver
saputo e scritto su la Repubblica di quella primizia. Né
lui né altri hanno sospettato di me. Ma Barbara ha dovuto fronteggiare Bettino
Craxi e forse – oltre e più che la sua ira – la sua preoccupazione.
Chi lo aveva potuto sentire mentre parlava riservatamente con Martelli al ristorante? Doveva allora pensare-sospettare di
essere in qualche modo ascoltato a
distanza? Barbara fu brava a restituire al caso la soluzione. Perché si
inventò di una parente, al tavolo vicino. Aveva captato e aveva subito
riferito. O almeno mi sembra di ricordare così.
Non
un complotto dunque ma l’effetto non voluto di un giovanotto
(io), alle prime armi della comunicazione, troppo convinto che l’amicizia
consentisse di metter tra parentesi la voglia di scoop di
quella professione. Sono state e saranno molte le volte in cui anche la
coscienza più avvertita pensa di poter parlare in libertà a quell’agente
segreto che sta troppo stretto dentro la penna di ogni
giornalista.
Ne
sono stato sinceramente dispiaciuto, ma solo con me stesso e solo perché
il rischio era a quel punto che gli alleati di governo segassero una giusta
proposta di Claudio Martelli. Lui che avevo visto d’estate, due anni prima,
riscoprire con Jerry Maslo il mondo universale della cittadinanza, lui
che aveva combattuto da solo per quella sua legge – diventando agli occhi
dei buoni italiani il solo responsabile tanto della disperazione quanto del
racket -, lui aveva il diritto di sperare che nessuno bruciasse quella
possibilità di fare bene e fare meglio. Margherita Boniver fu un buon ministro dell'immigrazione.
Tonino
Bettanini
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