12 febbraio 2002: Ferlaino "vende" ed il Napoli è ora di Giorgio Corbelli e Salvatore Naldi

Finalmente! C'è l'ufficialità, il tempo dei condizionali è finito. Il Napoli ha voltato pagina per davvero, lasciandosi alle spalle i 32 anni dell'era Ferlaino. Trentotto milioni di euro per il residuo 50% del Calcio Napoli, compresa la caparra già versata tre mesi fa, il costo complessivo dell'affare, che s'è concretizzato soltanto grazie all'ingresso di un nuovo socio, l'imprenditore Naldi. «Salvatore di nome e di fatto...», gli ha reso omaggio il patron di Finarte, pronto a cedere al suo alleato la presidenza del club azzurro. «Mi auguro che l'accetti. Se la merita per tutto ciò che ha fatto e perché è napoletano». Ma più dell'anagrafe, in realtà, peseranno i circa 50 milioni di Euro (tra contanti e fideiussioni bancarie) investiti dall'albergatore posillipino, 48 anni, nella costosa e difficile operazione. Un impegno economico ben superiore! rispetto al valore attuale della contropartita: il 20% del pacchetto azionario di Soccavo. È facile prevedere per il futuro prossimo nuovi scenari, con l'ingresso di nuovi partners. In pole position c'è Luis Gallo, ex dirigente durante il biennio 92-94, che rinuncerebbe a riscuotere il suo credito di quasi 6 milioni di euro. Discorso avviato, inoltre, con la multinazionale americana 'Marriot'.

Il Napoli gira pagina, sul serio. La svolta si è materializzata l'11/2/2002 al termine dell'ennesima giornata infernale. Ci sono volute dieci ore, dalle 9 del mattino al tardo pomeriggio, perché la telenovela arrivasse al suo epilogo. Convulso il racconto dell'ultima puntata, cominciata nel roof garden dell'hotel Mediterraneo, dove Toto Naldi e i suoi legali hanno incontrato Corbelli e Ferlaino, quest'ultimo accompagnato da Patrizia Boldoni, moglie e regista dell'operazione. Le prime quattr'ore sono servite a superare il problema più difficile: quello delle garanzie bancarie. Alle 13, dopo una visita risolutiva dei dirigenti della Banca Popolare di Ancona, sono state messe le firme sotto i contratti. Dieci minuti dopo, da un'uscita secondaria, Ferlaino ha lasciato in silenzio l'albergo, ormai convinto di aver ceduto il testimone a Corbelli, che si era recato nel frattempo a Soccavo, per dare inizio all'Assemblea per la ricapitalizzazione.

Ma un nuovo problema è insorto subito dopo. Il consigliere Abbamonte e il sindaco Varini, entrambi in quota Ferlaino nel precedente staff societario, si sono rifiutati di dare le dimissioni. Entrambi avrebbero chiesto una 'manleva', per tutelarsi da eventuali azioni legali dei nuovi amministratori. E soprattutto preteso certezze sulla ricapitalizzazione, necessaria per evitare il fallimento del club. Il via libera definitivo, così, è slittato al termine dell'Assemblea, che ha preso atto delle dimissioni di Ferlaino e poi deliberato l'aumento di capitale: da 3.5 milioni di a 7.8 milioni. Solo per due terzi, invece, è stato ripianato il passivo al 31 gennaio, che era di 11 milioni di Euro.

La parola, ora, passa alla fallimentare, che mercoledì 20/2/2002 esaminerà la nuova situazione economica del Napoli. «Spero che i giudici ne tengano conto», s'è augurato Corbelli, certo di evitare l'amministrazione giudiziaria. Il patron di Finarte, invece, può tirare già un sospiro di sollievo sul fronte penale: l'avvocato Fusco, infatti, ha ritirato la denuncia per truffa aggravata nei suoi confronti, che era stata presentata su richiesta di Patrizia Boldoni. «La conclusione della storia è stata pacifica, come mi auguravo», ha commentato alla fine il presidente. Non sarebbe stato così senza l'intervento di Naldi, che ha strappato il club azzurro ad una lenta agonia.

La gestione Ferlaino, durata dal 18/1/1968 al 12/2/2002 ha conseguito questi risultati: 2 Scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa UEFA, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa Italo/Inglese, 1 promozione e 2 retrocessioni.

 

Gli Antefatti: 12/10/2001 Ferlaino raggiunge l'accordo per la vendita del restante 50% a Giorgio Corbelli ... ma ...

Un «matrimonio» impossibile durato poco più di un anno, 16 mesi durante i quali i rapporti tra la «strana coppia» Ferlaino-Corbelli non sono stati certo idilliaci, ma al contrario, caratterizzati spesso da incomprensioni poi diventate vera e propria frattura negli ultimi mesi, prima dell'accordo.

Le «nozze» societarie tra il padre padrone del Napoli e l'industriale bresciano vennero sancite alla fine del mese di maggio del 2000 con l'acquisto da parte del patron di Telemarket di una prima tranche di quote di Ferlaino, il 25 per cento. Un'analoga quota venne rilevata da Giorgio Corbelli un mese dopo, alla fine di giugno 2000, l’ingresso di Corbelli serve a cancellare la paura del fallimento e a saldare il conto con la Sga, la «bad bank» che si occupava del recupero delle ex sofferenze del banco di Napoli.

In quella occasione venne ridisegnato l'organigramma del Calcio Napoli con al vertice una sorta di «diarchia»: Corrado Ferlaino assunse la carica di amministratore delegato, mentre Corbelli quella di presidente. Il sodalizio andò avanti tra alti e bassi con l'ingegnere che ottenne una sorta di delega, per così dire tecnica, ovvero gestire le operazioni di mercato, anche se all'inizio della scorsa stagione, con un Napoli appena risalito in serie A, i primi contrasti riguardarono proprio una scelta tecnica quella dell'allenatore. Corbelli puntò su Zdenek Zeman, una opzione non gradita all'ingegnere. Il tecnico boemo venne poi silurato dopo cinque giornate e lo sostituì Mondonico e la scelta, secondo gli osservatori, toccò questa volta a Ferlaino.

Altro litigio della strana coppia a gennaio scorso: è la vicenda Maradona per il quale i due soci avevano pensato di ritagliare un ruolo all'interno della società.
Ma fu Corbelli ad incontrare l'ex Pibe de oro, in Italia per partecipare ad una trasmissione televisiva, aggirando il suo socio Ferlaino nei confronti del quale lo stesso Maradona aveva avuto parole pesanti. Sempre a gennaio un presunto debito di 40 miliardi di Corbelli nei confronti di Ferlaino incrina ancora i rapporti tra i due. Poi i soci fanno diplomaticamente pace dichiarando all'unisono che non ci sono pendenze e problemi di carattere finanziario.

La strana coppia comincia a litigare di brutto dopo la retrocessione del Napoli. Corbelli spinge sull'acceleratore per ricorrere alla giustizia ordinaria, cosa che poì farà, sul caso passaporti. Ferlaino teme che questa opzione, come poi accadrà, metta il Palazzo contro il Napoli. I due già non si parlano da tempo e comincia, dallo scorso luglio, una lunga partita a scacchi: l'obiettivo è quello di rilevare, da parte di entrambi, l'intero pacchetto azionario della società azzurra, il tutto celato da dichiarazioni pubbliche - entrambi hanno il fiato sul collo dei tifosi arrabbiati - di voler cedere il Napoli.

Fra dichiarazioni, smentite, presunti interessamenti e decisioni clamorose, la vicenda s’è trascinata fino al mese di settembre. Il 29 c’è il primo accordo fra i due soci, ieri la formalizzazione dell’accordo. Ora non si può più tornare indietro.
(Tratto da "Il Mattino" del 13.10.2001)


 

... Aggiornamento del 1/12/2001

Incubo fallimento.
Una guerra giudiziaria dagli esiti imprevedibili e, prospettiva forse ancor più pesante, il rischio di una messa in liquidazione e della dichiarazione dello stato di fallimento: sono nere le nubi che si addensano sul Napoli dove i due patron, Corbelli e Ferlaino, hanno ormai deciso di sciogliere il contrastatissimo matrimonio d'! affari. L'ultimo epilogo di una telenevola dalla trama di un giallo è stato scritto venerdì 30/11/2001 in Lussemburgo dove Ferlaino ha respinto al mittente un documento presentato da Corbelli e giudicato insufficiente, sotto il profilo delle garanzie, per realizzare il secondo passaggio delle quote azionarie nelle mani del presidente.

La parola, dopo la rottura lussemburghese e la mancata ricapitalizzazione della società, passa ora agli avvocati dei rispettivi litiganti che si contestano reciprocamente una serie di inadempienze nel rispetto dei passaggi che avrebbero dovuto portare a Corbelli il controllo della società azzurra. In questa situazione, anche il contratto è saltato. Corbelli e Ferlaino, che si rivolgono la parola solo attraverso legali e carte bollate, continuano ad essere soci al 50% di un club dove la situazione è resa ancora più pesante dall'indagine della Procura che ha acquisito le copie dei bilanci degli ultimi due anni.

Ma, in questo momento, a pesare ancor! a di più è la grave crisi di liquidità finanziaria. Ci sono da pagare ben 21 miliardi di lire allo Stato per l'Irpef. E poi, gli stipendi ed i fornitori. In cassa c'è ben poco, tranne forse i 2 miliardi conferiti da Corbelli il 29 novembre scorso perchè gli altri 6 miliardi e mezzo che fanno parte di quella sua 'donazione' alla società azzurra rappresentano soldi già versati da tempo per la vicenda della rescissione del contratto Telepiù e ai quali il presidente del Napoli ha dichiarato di rinunciare.

Gli interrogativi sono quindi molti. Nell'attuale situazione, infatti, è addirittura difficile ipotizzare come andrà avanti la gestione ordinaria del club se i due soci non sono d'accordo su nulla. Non ci sarebbe da stupirsi se qualcuno dei creditori, in tale contesto, presentasse un'istanza di fallimento per garantirsi delle proprie spettanze. La vicenda appare intricata e le prospettive di una sua soluzione sono lontane: Corbelli ha pattuito con Ferlaino una cifra di 75 m! iliardi per il passaggio delle quote azionarie.
Ne ha pagato un acconto (anche qui è lite perchè secondo Corbelli sono stati versati 16,4 miliardi, per Ferlaino 10) mentre è saltata la scadenza successiva, quella relativa alla seconda tranche da 8,6 miliardi prevista per il 30 novembre. Nel contratto è anche rientrato l'ingresso di Corbelli in due società immobiliari di Ferlaino, la Pal.co e la Vasto. Secondo Ferlaino toccherebbe a Corbelli effettuare i conferimenti necessari per la loro attività: lo 'sconto' sul prezzo di 100 miliardi per il passaggio delle azioni, ridotto così a 75, avrebbe dovuto essere compensato da un intervento finanziario in questo campo. La sostanza è che le due società rischiano la messa in liquidazione per mancanza di capitali.

Altro fattore scatenante della lite la mancata ricapitalizzazione della società. Per Ferlaino, Corbelli avrebbe dovuto conferire 30 miliardi di lire. Non l'ha fatto ma, a suo parere, non ha nemmeno versato i tre dec! imi di questa somma - cioè 9 miliardi - come gli consentiva la legge perchè i soldi della 'donazione' annunciata da Corbelli giovedì sono in gran parte riferibili a versamenti già effettuati e non si tratterebbe di mezzi liquidi e freschi. Di tutt'altro avviso in materia è invece Corbelli. Secondo le voci che girano in città, Corbelli avrebbe voluto realizzare l'operazione di acquisizione delle quote in autofinanziamento ma avrebbe ricevuto sostanzialmente risposte negative da parte delle banche.
Di qui il suo invito agli imprenditori napoletani per coinvolgerli nell'operazione: una disponibilità al momento è stata manifestata solo dall'imprenditore turistico Salvatore Naldi. Per Corbelli sono invece i comportamenti di Ferlaino ad aver finora impedito di portare a termine l'operazione.

Di campi di scontro se ne potrebbero trovare dappertutto. Per Corbelli 'sono interpretrabili i codici, figuriamoci i contratti'. Per il vice presidente della società, Dario Boldoni, c! ognato di Ferlaino, il contratto stipulato tra i due litiganti 'è chiaro e non è discutibile'. Si può quindi parlare di situazione drammatica, perchè sei milioni di tifosi degli azzurri censiti in tutto il mondo rischiano di vedere cancellata la loro squadra già ora nell'anonimato di una classifica incolore in serie B.