30 MAGGIO 2002

Tutto il Napoli a Naldi

Salvatore Naldi è il nuovo proprietario del Napoli. La firma sul contratto che ha sancito il passaggio delle azioni dalle mani di Corbelli a quelle dell’imprenditore napoletano (passaggio che materialmente avverraà nei ossimi giorni per ragioni tecnico-amministrative), è stata messa alle 20,20 di ieri sera: «Non chiedetemi nulla adesso - ha detto con la voce tremante Salvatore Naldi - l’emozione è grande». Era mezzanotte quando il nuovo proprietario del Napoli ha alzato il calice per brindare al futuro: «Che per me è già iniziato. Già domattina (oggi per chi legge n.d.r.) sarò a Soccavo a organizzare, a programmare. Napoli merita una grande squadra e una grande squadra si costruisce programmando con efficacia.

È finita, dunque, la breve e tormentata èra-Corbelli. Il Napoli non appartiene più all’imprenditore coi baffi che in due anni ha ottenuto una retrocessione e una mancata promozione ed è anche riuscito a trascinare la società azzurra in una assurda guerra contro il palazzo del calcio che ha portato il Napoli a fondo. Per mettere la firma sui documenti, Giorgio Corbelli ha ottenuto in cambio solo la cancellazione di debiti. Non un solo euro in denaro liquido. Salvatore Naldi si è accollato il peso del pagamento di 32 milioni di euro prestati all’imprenditore coi baffi dal Mediocredito; ha accettato anche di pagare a Ferlaino quel che avrebbe dovuto dare Corbelli, 20 milioni di euro. In totale un impegno di 52 milioni di euro che vanno ad aggiungersi ai quasi diciotto milioni già versati per la prima quota del 10% (21 miliardi delle vecchie lire) e per la seconda quota del 10% ottenuta versando 17 miliardi all’ingegnere Ferlaino nel giorno in cui abbandonò la società azzurra. Il contratto storico è stato stilato da un pool di esperti: Giovanni e Giuseppe Tampalini per il fronte Corbelli, Il professor Bruno Matera e il figlio Massimo con gli avvocati Albisinni, De Martino e Barra Caracciolo per Salvatore Naldi.

E ora c’è una società da reinventare. Naldi ci proverà a partire da oggi, magari ricominciando da Luigi De Canio al quale, stavolta, il Napoli non direbbe bugìe e offrirebbe un progetto chiaro, serio. Piccoli passi avanti, un po’ alla volta, senza follìe: «Incontrerò l’allenatore, gli parlerò, lui sa che c’è voglia di proseguire assieme la strada intrapresa».

E dietro l’angolo, nel futuro del Napoli, ci sono anche nuovi soci. Dalle mani di Corbelli nessuno avrebbe comprato niente. Ora che la società appartiene tutta a Salvatore Naldi, ricominceranno le trattative aperte nel passato e riprese negli ultimi giorni. Il finanziere arabo Abdul Haq, si è già presentato l’altro giorno dicendosi disposto ad accettare pur di entrare nell’affare Napoli al fianco di Toto Naldi. Ieri mattina c’è stato anche un nuovo incontro con i rappresentanti europei della Marriott, il gruppo alberghiero statunitense del quale fa parte il Flora di via Veneto a Roma, che appartiene proprio a Salvatore Naldi: «Ma anche gli imprenditori napoletani devono starmi vicini - ha bacchettato Naldi - fino ad ora sono rimasti nell’ombra, adesso è il momento di venire allo scoperto». E l’ingresso di nuovi soci, con la conseguente ondata di denaro che potrebbe travolgere la società, significherebbe dare nuova vita al Napoli, finalmente lontano dalla melma dei guai economici e giudiziari nel quale era stato capace di trascinarlo Giorgio Corbelli.

Ieri è andato via, l’imprenditore coi baffi. Non avrà soldi in tasca, ma in compenso potrà dimenticare quei debiti terribili che rischiavano di trascinare a fondo tutto il suo gruppo. In cambio si porterà dietro una bella manciata di pubblicità, quella ottenuta giocando a fare il presidente del Napoli, sulla pelle dei napoletani. Salvatore Naldi ha giurato che non sarà così. Lui sarà presidente della Napoli che ama il calcio e non ha bisogno di pubblicità gratuita. Lui sarà paladino della rinascita calcistica partenopea. Ha giurato che sarà così e tutti hanno voglia di credergli, di dimenticare il passato.

L’addio di Corbelli: «Mi dispiace ma mi sento più libero»

Teso più che stanco dopo il lungo sprint d’addio. E rammaricato, deluso, dispiaciuto. Probabilmente Corbelli poche volte nella vita ha dovuto mandar giù il boccone amaro della resa. Resa, sì, perché la sua avventura azzurra Corbelli l’aveva sicuramente immaginata assai diversa. Invece? «Invece ci sono momenti nella vita in cui un imprenditore deve cogliere il vento del mercato e fare certe scelte. E che il vento fosse diventato terribilmente forte e infìdo io l’ho capito il 13 di marzo. Quel giorno - Corbelli si riferice al giorno del suo arresto - ha cambiato la mia vita. Quel giorno ho capito che non poteva più andare avanti in questo modo. Così alla fine la dismissone del Napoli è stata inevitabile perché non poteva essere il Napoli il settore strategico della mia impresa. Sono dispiaciuto. Lasciare Napoli, il Napoli, il calcio mi addolora, ma non avevo alternative. Ho bisogno di dedicarmi ancora di più al polo-aste che per fortuna è saldamente nelle mie mani e ho bisogno! anche di recuperare quella serenità che negli ultimi tre mesi mi è mancata. E ora già mi sento un po’ più libero. Parla e parlerebbe sino all’alba, Corbelli. Anche perché di cose da dire ne avrebbe sicuramente un mucchio. Da quel suo diventare socio di Ferlaino sino ad oggi... «L’operazione Napoli la rifarei. Ma dopo l’esperienza fatta - dice - mi procurerei ogni necessaria protezione. Che cosa voglio dire? Voglio dire che prendendo il Napoli mi sono alzato in volo senza accorgermi che s’era già aperta la caccia e che c’erano cento fucili puntati su di me».

Fucili? «Il 7 luglio del 2000 fui nominato presidente del Napoli e venti giorni dopo nelle mie aziende c’era già la Guardia di finanza. E non mi ha più laciato. I fucili erano quelli della magistratura di mezza italia».

Addio, dunque. E ora? «Ora ho solo il ramarico di non essere riuscito a portare a termine il progetto che avevo in mente. Ma lo farà Naldi che è un imprenditore importante e capace. Gli auguro di ottenere quei successi che avrei voluto ottenere io e di far divertire il pubblico napoletano che da troppo tempo non fa festa». Scusi, Corbelli, ma quest’operazione di trasferimento della sua maggioranza a Naldi quanto costa? «Costa».

Naldi s’è accolato il debito di 60 miliardi con Mediocredito, quello di 40 con Ferlaino e ha liquidato lei con altri 35 miliardi: è così? «Sì, più o meno le cifre sono queste». E le eventuali responsabilità sui conti vecchi? «Esco dal Napoli definitivamente e non avrò più responsabilità. Neppure pregresse. Anche se resterò incarica sino al 17 giugno, infatti, da stasera il Napoli è tutto di Toto Naldi».

Naldi presidente a cinque stelle

Salvatore Naldi, 48 anni, rampollo di una dinastia di imprenditori, è sposato in seconde nozze con la bella Teresa Coscia. Ha tre figli: i gemelli Giovanni e Cesare (ventitrè anni) nati del primo matrimonio con Iaia Cafiere, e il piccolo Francesco (nove anni), nato dopo il secondo matrimonio. Il fiore all’occhiello del piccolo impero alberghiero personale di Toto Naldi è l’hotel Flora di via Veneto a Roma, primo della catena Marriott in Italia. A Napoli possiede il Grand Hotel Mediterraneo, l’«Oriente» e il «Domiziano» mentre sull’isola di Capri sono suoi il «Tiberio», in rifacimento, e «La Pazziella».

Terzo di quattro figli, Salvatore Naldi divide con i fratelli Emma, Roberto e Teresa, la gestione di un’attività potenziata dall’eclettico padre Giovanni «Nino» Naldi che sposò la signora Adele Fernandes, a sua volta figlia dell’ingegnere Roberto Fernandes che nel dopoguerra fu avveduto imprenditore edile e finanziere di successo. Toto Naldi divide la giornata fra intense riunioni di lavoro e la passione immensa per l’equitazione. Cavaliere con alterne fortune, Toto Naldi nel ’99 è riuscito nell’impresa di portare un concorso ippico (peraltro di grandissimo successo) sull’isola di Capri. Socio del Rotary a Posillipo, l’imprenditore ha allargato la sua passione sportiva anche al mare sponsorizzando una barca a vela con il nome del Grand Hotel mediterraneo.

La passione calcistica non è mai satta immensa. Da ragazzino era moderatamente legato alla grande Inter. Oggi la grande voglia di tenere alto il nome della città lo ha convinto a tantare l’avventura calcistica: con tenacia e pazienza cerca di costruirsi una cultura calcistica. Ha l’abitudine di circondarsi di uomini capaci ed esperti: le lunghe riunioni alle quali sottopone il suo staff si concludono sempre con una decisione della quale Naldi si assume ogni responsabilità perchè è maturata dal confronto che lui considera fondamentale.

Da sempre sostiene che il Napoli avrà il carattere di tutte le sue aziende: la forza del gruppo, della famiglia. E probabilmente proprio la famiglia farà parte in modo «consistente» della futura compagine sociale del club azzurro. Il figlio Giovanni è già attivamente al lavoro da molti mesi all’interno del club ed è probabile che possa avere un ruolo decisivo anche nel Consiglio di amministrazione che verrà costituito nel corso della prossima assemblea già convocata per il 15 di giugno.