Il 1984 è probabilmente l'anno più importante
della storia del Napoli: dalla salvezza conquistata in
extremis all'esaltazione collettiva del 4 luglio al San Paolo
quando Diego Armando Maradona saluterà quello che
sarebbe stato il suo pubblico per i successivi sette anni. Viene
confermato Marchesi alla guida della squadra e si imposta
un lavoro che potrà dare i suoi frutti negli anni: accanto
a Maradona (acquistato per una somma equivalente a 650 Kg. di
oro) vengono presi De Vecchi, Penzo, Marino e Daniel Bertoni, argentino con il quale Diego potrà
instaurare un dialogo dentro e fuori dal campo. Ma
forse il rinforzo più importante è Salvatore
Bagni, (vedi foto) centrocampista della Nazionale.
L'organico è di prim'ordine ma l'inizio di campionato è
molto deludente. Bagni è svogliato, Penzo non ingrana, Bertoni è poco incisivo e Maradona è spesso isolato dalla manovra; ma è soprattutto
la difesa che non convince. A sorpresa, nel mercato di riparazione, Juliano conclude uno scambio De Rosa - De Simone (un'attaccante per uno stopper). A Natale il Napoli è in
zona retrocessione; fortunatamente il giorno dell'epifania, in
una giornata caratterizzata da un freddo glaciale e da una consistente
nevicata prima e durante la partita, con uno scatto di orgoglio
la squadra riuscì ad imporsi per 4 a 3. Da quella domenica,
preceduta in settimana da un lungo ritiro "chiarificatore"
in costiera amalfitana, il Napoli iniziò l'ascesa
che lo porterà allo scudetto del 1987.La stagione
si concluse un po' meglio che nel recente passato, ma molto peggio
di quanto ci si aspettasse. Anche Ferlaino, fermamente
deciso a cambiare in meglio, aggancia Italo Allodi che
già prima dell'ufficializzazione del suo ingaggio, opera
nell'ombra. A fine stagione 1984/85, con l'ufficialità
del ruolo, rende noto i lavoro svolto: Ottavio Bianchi allenatore, ed i giocatori Giordano, Pecci, Renica, Garella, Buriani e Filardi. Infine Pier
Paolo Marino sostituisce Juliano che non gradiva ruoli
di secondo piano. Inizia così l'epoca della "programmazione"
e dei progetti ambiziosi e di lungo periodo. Il campionato 1985/86
si conclude con un terzo posto anche per una serie di episodi
negativi: Maradona ha problemi al ginocchio sinistro, Buriani è messo fuori causa da un duro intervento di Mandorlini, Giordano (vedi
foto) si frattura la clavicola in un incidente automobilistico, Bertoni resta fermo per sciatalgia, e Bagni colleziona molte giornate di squalifica. E' la prova generale del campionato
1986/87 che segnerà il primo trionfo azzurro. In campagna
trasferimenti arrivano De Napoli (vedi foto), Carnevale (vedi foto), Sola, Volpecina, Muro e Romano (giunto soltanto con il mercato di
riparazione). Bianchi farà alternare la prima squadra
con i rincalzi durante tutta la Coppa Italia che verrà
vinta con 13 vittorie su 13 incontri. La prima edizione della Supercoppa Italiana, prevista per quest'anno, sarà
rinviata all'anno successivo perché sia il Campionato Coppa Italiafurono vinti dal Napoli. |
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l modulo tattico di Bianchi non fu costruito in
funzione esclusiva della presenza di Maradona. E non fu
neppure basato sul regista classico anche se il Napoli disponeva
di Pecci prima e di Romano poi. Il merito di Bianchi fu quello di creare una squadra che non era Maradona-dipendente
ma era ben assortita e capace di produrre un ottimo gioco con Maradona, ma anche un buon gioco nel caso di un'eventuale
mancanza dell'argentino. Pecci nell'85/86 e Romano nell'86/87 erano il fulcro della squadra, ma non per catalizzare
il gioco bensì per distribuirlo efficacemente. Aveva anche
una panchina lunga che sfruttava a dovere sia in funzione delle
condizioni fisiche dei giocatori che in funzione dell'avversario. Maradona giocava a volte alle spalle degli attaccanti di
turno, Giordano e Bertoni oppure Giordano e Carnevale; a volte agiva di mezza punta per andare in
gol o per appoggiare l'altro attaccante. Comunque punti fissi
dello schema di Bianchi erano i due marcatori, un centrocampo
folto, una o due punte e Maradona che garantiva estro ed
inventiva a tutta la squadra. Gli elementi a disposizione dell'allenatore
erano anche molto duttili; infatti i difensori fludificavano bene
(in primis Renica e Ferrara, in attesa di Filardi e Carannante), i centrocampisti erano sia abili cursori
che precisi finalizzatori di gioco e le punte sapevano ben comportarsi
anche a centrocampo. Fu quindi un Napoli che seppe imporre
il suo gioco in tutti i campi della Serie A!! |
Sarà stato merito di Juliano, sarà
stato merito di Ferlaino ma il 4 luglio 1984 il "POPOLO NAPOLETANO" toccò con mano (anzi verificò
con i propri occhi) che il più grande, il più forte,
il più "caro" giocatore di tutti i tempi stava
davvero calpestando l'erba del San Paolo e che avrebbe vestito
la maglia azzurra n. 10 per i successivi 5 anni. Diego
Armando Maradona era la materializzazione di un sogno impossibile
e la realizzazione di un riscatto morale verso il resto dell'Italia
calcistica e non. Attorno a lui viene creata una Signora squadra:
ceduto Dirceu per Bertoni (argentino come il pibe),
arrivano De Vecchi , Bagni (grande acquisto), Penzo, Puzone, ritorna Marino e c'è l'esordio di Ciro Ferrara (nella foto). Partono anche Casale, Amodio, Frappampina, Krol, Masi, Muro e Palanca. L'esordio tra Coppa Italia e precampionato
è piuttosto buono (gran gol di Diego a Pescara in sforbiciata da terra, in coppa Italia). Ma in campionato la
partenza non è delle più felici: sconfitta a Verona alla prima per 3-1, pareggio casalingo con la Sampdoria 1-1, di nuovo sconfitta col Toro 3-0. Poi al settimo turno,
con la sconfitta di Bergamo, il Napoli è
terzultimo in classifica. Marchesi è preoccupato
sia di un possibile licenziamento che del ruolo di libero che
non sa a chi affidare; vengono provati De Vecchi e Dal
Fiume con scarsi risultati. A questo punto Juliano scambia con il Cagliari l'attaccante De Rosa con il difensore De Simone. Frattanto sorgono attriti tra Bagni e Maradona tra i quali Marchesi farà da paciere.
A dicembre, con tre sconfitte di fila con Inter, Roma e Juve, la crisi è incombente. Dopo la pausa natalizia,
ed un "chiarificatore" ritiro a Vietri (dove
si confrontarono faccia a faccia Presidente, tecnico e giocatori)
nel giorno della ripresa di campionato (6 gennaio) la befana porta
una salutare vittoria per 4 a 3 con l'Udinese in una giornata
talmente fredda che, a tratti, nevica in campo. Da questa partita
il Napoli inanellerà una serie favorevole che lo
porterà all'8° posto a 33 punti con un
girone di ritorno strepitoso (20 punti in 15 partite). Intanto,
in un albergo di Milano si ponevano le basi per il futuro Napoli
da scudetto. |
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E' l'anno del trionfo. Uso questo aggettivo perché è
la sintesi perfetta per descrivere la conquista di uno scudetto
sofferto, che sembrava già cucito sulle maglie dalla prima
alla ventiseiesima giornata, poi improvvisamente perduto tra fanfare
ed osanna per la Milano rossonera, infine caparbiamente riconquistato
a due giornate dal termine. In definitiva il Napoli chiude a 51
punti, in perfetta media inglese, suggellando un quinquennio
d'oro con due scudetti, due secondi posti, un
terzo posto, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e, dulcis in fundo, una Supercoppa Italiana. Tra i nuovi
arrivi, oltre all'allenatore Albertino Bigon, vanno segnalati
quelli di Marco Baroni, Massimo Crippa (vedi foto) e Luca Fusi (vedi foto).
La partenza in campionato è tutta "italiana": Maradona è in Argentina, Careca e Alemao sono al mare a smaltire le fatiche della coppa America, e la squadra
incamera i primi punti in campionato con
una formazione autarchica. Dopo quattro giornate gli azzurri sono
al comando della classifica con la Juventus (7 punti su
8). La fantasia di due nuovi arrivi Zola (vedi foto a lato) e Mauro a sopperire
il genio di Diego. Alla quinta arriva Maradona e c'è
la Fiorentina al S. Paolo. Il primo tempo finisce 2 a 0 per la
Fiorentina con due prodezze di Roberto Baggio. Nel secondo
tempo ci pensa Diego e finisce 3 a 2 per il Napoli. Il Milan battuto alla settima giornata con un secco 3-0, perde
anche a Cremona ed Ascoli totalizzando sei punti
di distacco. Il Napoli batte anche i campioni in carica
dell'Inter con due gol nel finale. Alla tredicesima il
vantaggio su un gruppetto di inseguitori (Inter, Milan e Sampdoria) è di tre punti. L'eliminazione dalla Coppa Italia ed anche dalla Coppa UEFA, trofeo
detenuto proprio dal Napoli, e l'infortunio di Renica sono
il preludio di una crisi che esplode all'ultima giornata di andata:
il 30 dicembre a Roma la Lazio vince 3 a 0. Non ci sono
attenuanti. La squadra sbanda ed il Milan vola portandosi
a due punti, con una partita da recuperare. Anche l'Inter si avvicina ma la vittoria a Firenze dimostra che il Napoli non
vuole mollare. La clamorosa rimonta del Milan si concretizza
con l'aggancio al secondo scontro diretto: a S. Siro vince infatti
per 3 a 0. Due domeniche dopo anche l'Inter si prende la
sua rivincita (3-1 a S. Siro) ed il Milan passa in testa
con due punti di vantaggio. E' la fine del sogno? Mai dire mai!
Anche il Milan accusa i primi cedimenti e gli azzurri,
nonostante la sconfitta con la Sampdoria riducono il distacco
ad un solo punto. L'8 aprile avviene la svolta: l'arbitro Lanese non vede il gol della vittoria del Bologna sul Milan ma a Bergamo una monetina ferisce Alemao alla testa
e sarà 2-0 per il Napoli a tavolino (contro lo 0-0
ottenuto sul campo). Le due squadre, a 180' dal termine, sono
appaiate. Il sorpasso avviene la domenica successiva con il Napoli che trionfa a Bologna (4-2) mentre il Milan perde
2-1 dal Verona. L'ultima partita vede ancora una vittoria del
Napoli sulla Lazio (1-0 gol di Baroni) per il meritato
trionfo azzurro. Quest'anno il Napoli uguaglierà il record
del maggior punteggio e del maggior numero di vittorie casalinghe
(16 vittorie ed 1 pareggio su 17 incontri, per complessivi 33
punti conquistati al S. Paolo sui 51 realizzati in tutto). |
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